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Come studiare l’italiano in estate o in vacanza?

How to study Italian in the summer or on vacation?

Se stai per fare una vacanza estiva, ho una buona notizia, puoi continuare a praticare l’itaiano. Anzi, puoi portare l’italiano con te: a passeggio o in bici tra i sentieri ascoltando un podcast oppure seduti all’ombra di un albero o di un ombrellone leggendo un libro. Non hai che l’imbarazzo della scelta per rilassarti e immergerti nella bella lingua. Ecco alcuni suggerimenti!

If you are going on summer vacation, I have good news, you can continue practicing Italian. In fact, you can take Italian with you: walking or biking along the paths listening to a podcast or sitting in the shade of a tree or a beach umbrella reading a book. You are spoiled for choice to relax and immerse yourself in the beautiful language. Here are some suggestions.

1. Impara vocabolario nuovo

Imparare il vocabolario (verbi, sostantivi, aggettivi, congiunzioni, avverbi, ecc.) è essenziale per parlare una lingua ed è più importante che sapere la grammatica. Un buon vocabolario ci aiuta a comunicare quello che vogliamo usando le parole giuste.

Learning vocabulary (verbs, nouns, adjectives, conjunctions, adverbs, etc.) is essential to speaking a language and it is more important than knowing grammar. A good vocabulary helps us communicate what we want using the right words.

2. Ascolta un podcast italiano

Sono un’assidua ascoltatrice del Podcast “Denominazione di origine inventata” che parla dell’origine della cucina italiana. Ad ogni puntata scopro cose nuove!
L’esercizio di ascolto ci aiuta a migliorare la pronuncia e ad ampliare il vocabolario. Inoltre, asoltare dei podcast di cultura italiana ci rende più informati e colti. Ormai esistono centinaia di podcast su qualsiasi argomento, storia, arte, viaggio, cucina e cosi via.

I am a regular listener of the Podcast “Denominazione di origine inventata” which talks about the origin of Italian cuisine. I discover new things with each episode!
Listening exercises help us improve our pronunciation and expand our vocabulary. Furthermore, listening to podcasts about Italian culture makes us more informed and knowledgable. There are now hundreds of podcasts on any topic, history, art, travel, cuisine and so on.

3. Leggi racconti italiani

Se ti piace leggere racconti, questo libro fa per te. Ogni racconto è stato scritto in 3 livelli. Quindi se sei un principiante puoi leggere le storie nel livello A1 per principianti, ma avanzando con l’italiano potrai poi leggere il livello B1 e poi quello C1! Ogni racconto usa le stutture grammaticali e il vocabolario per quel livello. Se invece il tuo livello è C1, troverai interessante anche paragonare e analizzare la lingue nei tre livelli.

If you like reading short stories, this book is for you. Each story has been written in 3 levels. So if you are a beginner you can read the stories in the A1 level for beginners, but as you advance with your Italian you can then read the B1 level and then the C1 level! Each story uses the grammatical structures and vocabulary for that level. If your level is C1, you will also find it interesting to compare and analyze the languages ​​in the three levels.

4. Impara l’italiano con storie guidate

Questi video-racconti ti guidano nella lettura, pronuncia e comprensione. Ti incoraggiano a parlare attraverso la ripetizione a due diverse velocita. Le domande di comprensione ti aiutano a ricordare e riformulare il vocabolario e le frasi della storia. Ogni storia ha un PDF scaricabile gratis e ogni mese pubblico almeno due video, quindi resta all’ascolto per i prossimi!

These video stories guide you through reading, pronunciation, and comprehension. They encourage you to speak through repetition at two different speeds. Comprehension questions help you remember and reformulate the vocabulary and sentences in the story. Each story has a free downloadable PDF, and I publish at least two videos each month, so stay tuned for the next ones!

5. Studia la storia italiana

Uno dei miei articoli culturali preferiti sul mio blog che parla dell’evoluzione delle lettere dall’Antica Roma. Quando viaggiamo in Italia troviamo molte scritte romane, che a volte non capiamo. Mi aiuta aver studiato il latino a scuola. Sai che una tipologia di lettera in particolare è molto usata nel cinema.

One of my favorite cultural articles on my blog about the evolution of letters from Ancient Rome. When we travel in Italy we find a lot of Roman writing, which sometimes we don’t understand. It helps that I studied Latin in school. You know that one type of letter in particular is used a lot in cinema.

6. Impara barzellette italiane

E’ non solo un libro di barzellette, ma un libro di barzellette per parlare l’italiano. Il libro ha 52 barzellette da imparare, una per ogni settimana dell’anno, e ti incoraggia ad imparare a raccontare le barzellette in italiano. Per ogni barzelletta trovi anche uno spunto grammaticale. Parlare e ridere, cosa c’è di meglio!

It’s not just a joke book, but a joke book to speak Italian. The book has 52 jokes to learn, one for each week of the year, and encourages you to learn how to tell jokes in italian. For each joke you also find a grammatical tip. Talking and laughing, what’s better!

7. Ascolta e canta canzoni italiane

La lingua è musica! Ascoltare canzoni e, ancora meglio, cantarle è non solo divertente, ma è il miglior esercizio per migliorare la pronuncia poiché le parole diventano parte della melodia senza alcuno sforzo. Inoltre, la canzone è un esercizio di ripetizione e, come sappiamo, più ripetiamo, più ricordiamo e più impariamo!

Language is music! Listening to songs and, even better, singing them is not only fun, but it is the best exercise to improve pronunciation because the words become part of the melody without any effort. Furthermore, the song is an exercise in repetition and, as we know, the more we repeat, the more we remember and the more we learn!

8. Studia un argomento di grammatica

E perché no…imparare o perfezionare le nozioni di grammatica. In questo modo si fa una bella figura in viaggio per l’Italia!

And why not … learn or perfect your notions of grammar. This way you’ll make a great impression on your trip to Italy!


60 verbi italiani per viaggiare  #2

60 Italian verbs for travel #2

Questi 60 verbi sono fondamentali per viaggiare. Sono strumenti utili per comunicare bene.

Ecco in questo video i primi 3o verbi della lista dei 60 verbi italiani per viaggiare in Italia. Ascolta e ripeti i verbi e le frasi molte volte ad alta voce.

Scarica il PDF per avere la lista sempre con te mentre studi e viaggi.

Puoi guadare la PRIMA PARTE qui
(you can watch the first part here)


RIPETI DI NUOVO LA PRIMA PARTE: / repeat the first part again:

60 verbi italiani per viaggiare  #1

60 Italian verbs for travel #1

Questi 60 verbi sono fondamentali per viaggiare. Sono strumenti utili per comunicare bene.

Ecco in questo video i primi 3o verbi della lista dei 60 verbi italiani per viaggiare in Italia. Ascolta e ripeti i verbi e le frasi molte volte ad alta voce.

Scarica il PDF per avere la lista sempre con te mentre studi e viaggi.


Il fornaio celiaco del Rinascimento | Un racconto italiano

The celiac baker of the Renaissance| An Italian short story

(English follows)

Nell’incantevole città di Firenze, nell’italia del XVI secolo, viveva un talentuoso fornaio di nome Lapo. Era rinomato per il suo delizioso pane, le paste e tutti i suoi prodotti da forno che riempivano l’aria di aromi invitanti. Da ragazzo, Lapo aveva sempre amato cucinare insieme al padre, proprietario di un piccolo forno nel cuore di Firenze, e crescendo si appassionò sempre più all’arte della panificazione, sperimentando nuove ricette e tecniche.

Ma i fiorentini non sapevano che Lapo soffriva di una misteriosa malattia nota come celiachia. A quei tempi la conoscenza del glutine e dei suoi effetti sull’organismo era limitata e la condizione di Lapo veniva spesso sottovalutata dai suoi colleghi fornai. Il ventre gli faceva male e si gonfiava dopo aver consumato anche la più piccola quantità di grano, orzo o segale.

I sintomi della malattia tra cui febbri ed emicranie erano debilitanti, comunque nonostante le sue difficoltà, Lapo rifiutò di rinunciare alla sua passione per la panificazione. Sperimentò farine alternative, come il riso e la farina di granoturco, il miglio e la farina di ceci, tuttavia non avevano la stessa consistenza né il sapore del grano. I suoi genitori erano preoccupati per la sua salute e lo spingevano ad abbandonare il suo sogno di diventare fornaio. Malgrado ciò Lapo era determinato a seguire il suo sogno di diventare il miglior fornaio di Firenze.

Un giorno, mentre si cimentava con farine varie, Lapo scoprì che la farina di avena e la farina di grano saraceno non solo erano prive di glutine ma producevano anche un’ottima consistenza ed erano gustose.

Dopo mesi di tentativi ed errori, Lapo finalmente perfezionò le sue ricette utilizzando una combinazione di farine senza glutine. I suoi prodotti da forno erano deliziosi e sicuri da consumare. La notizia delle sue creazioni senza glutine si diffuse rapidamente in tutta Firenze e presto la gente si accalcò nel suo forno per assaggiare le sue prelibatezze.

I suoi pani, fragranti di erbe aromatiche, e decorati con motivi intricati, erano diversi da qualsiasi cosa mai assaggiata prima. L’inebriante profumo dei biscotti appena sfornati attirava anche i palati più esigenti.

Iniziò a fornire pane e maccheroni senza glutine a trattorie e conventi, contentando il crescente numero di persone con restrizioni dietetiche. I cittadini si meravigliarono del fatto che le creazioni di Lapo fossero non solo deliziose bensì soprattutto nutrienti per coloro che prima non avevano potuto godere di tali delizie. Infatti il grano saraceno e l’avena godevano di un eccellente profilo nutrizionale 

Lapo si guadagnò la lode e l’ammirazione dello stesso Duca di Firenze che si accorse della sua ingegnosità e lo invitò a diventare il fornaio ufficiale della corte. Lapo era talmente grato dell’opportunità che lavorava instancabilmente per creare piatti senza glutine squisiti e unici per la corte reale. Le sue paste, tra cui i maccheroni e i vermicelli, venivano condite con uvette e il pane preparato con erbe odorifere e olive.

Siccome Lapo aveva un cuore grande, regalava ai poveri il pane che costituiva la base della loro dieta, e lo mangiavano semplicemente senza condimenti. Potevano contare sulla generosità di Lapo per avere pane ai loro funerali e ai loro matrimoni.

Con il passare degli anni il forno di Lapo divenne sinonimo di eccellenza e innovazione. Le sue creazioni erano ricercate da persone provenienti da tutta Italia, e la sua fama di maestro fornaio si diffuse in lungo e in largo persino in Europa. Nonostante le sfide che dovette affrontare a causa della celiachia, la passione di Lapo per la panificazione lo portò a creare qualcosa di veramente speciale, un’eredità che sarebbe stata ricordata dalle future generazioni di fornai che avrebbero seguito le sue orme.

E così questa storia serve a ricordarci che anche di fronte alle avversità, la determinazione e la creatività possono portare a risultati notevoli. Per Lapo, il fornaio celiaco del Rinascimento, la passione per la panificazione era diventata non solo una vocazione ma un modo per fare la differenza nella vita degli altri.

Racconto di Mirella Colalillo


Leggi il seguente articolo e scarica il PDF con il vocabolario dei cibi senza glutine:

Read the article above and download the PDF with the vocabulary of gluten-free foods

English version

In the enchanting city of Florence in 16th century Italy, there lived a talented baker named Lapo. He was renowned for his delicious breads, pastries and all his baked goods which filled the air with inviting aromas. As a boy, Lapo had always loved cooking together with his father, owner of a small bakery in the heart of Florence, and as he grew up he became increasingly passionate about the art of baking, experimenting with new recipes and techniques.

But the Florentines did not know that Lapo suffered from a mysterious disease known as celiac disease. At that time, knowledge of gluten and its effects on the body was limited and Lapo’s condition was often underestimated by his fellow bakers. His belly ached and bloated after consuming even the smallest amount of wheat, barley or rye.

The symptoms of the disease including fevers and migraines were debilitating, nonetheless despite his difficulties, Lapo refused to give up his passion for baking. He experimented with alternative flours, such as rice and corn flour, millet and chickpea flour, however they did not have the same consistency or flavor as wheat. His parents were worried about his health and urged him to abandon his dream of becoming a baker. Regardless of this Lapo was determined to follow his dream of becoming the best baker in Florence.

One day, while experimenting with various flours, Lapo discovered that oat flour and buckwheat flour were not only gluten-free but also produced an excellent texture and were tasty. After months of trial and error, Lapo finally perfected his recipes using a combination of gluten-free flours. His baked goods were delicious and safe to consume. News of his gluten-free creations quickly spread throughout Florence and soon people were flocking to his bakery to sample his delicacies.

His breads, fragrant with aromatic herbs, and decorated with intricate patterns, were unlike anything anyone had ever tasted before. The heady scent of freshly baked biscuits attracted even the most demanding palates.

He began supplying gluten-free bread and macaroni to trattorias and convents, catering to the growing number of people with dietary restrictions. The citizens were amazed at the fact that Lapo’s creations were not only delicious but above all nutritious for those who had not previously been able to enjoy such delights. In fact, buckwheat flour and oat flour provided an excellent nutritional profile

Lapo earned the praise and admiration of the Duke of Florence himself who noticed his ingenuity and invited him to become the official baker of the court. Lapo was so grateful for the opportunity that he worked tirelessly to create exquisite and unique gluten-free dishes for the royal court. His pastas including macaroni and vermicelli were seasoned with raisins and his breads prepared with odoriferous bulbs and olives.

Since Lapo had a big heart, he gave bread to the poor which was the basis of their diet, and they ate it simply without condiments. They could count on Lapo’s generosity to provide bread for their funerals and weddings.

Over the years, Lapo’s bakery became synonymous with excellence and innovation. His creations were sought after by people from all over Italy, and his fame as a master baker spread far and wide even into Europe. Despite the challenges he faced due to celiac disease, Lapo’s passion for bread making led him to create something truly special, a legacy that would be remembered by future generations of bakers who would follow in his footsteps.

And so this story serves to remind us that even in the face of adversity, determination and creativity can lead to remarkable results. For Lapo, the celiac baker of the Renaissance, the passion for baking had become not only a vocation but a way to make a difference in the lives of others.

Story by Mirella Colalillo


Il Tesoro dei Poveri di Gabriele D’Annunzio

A Christmas Tale: The Treasure of the Poor by Gabriele D’Annunzio

(English follows)

Ascolta la storia:

Racconta un poeta:
C’era una volta non so più in quale terra una coppia di poverelli.
Ed erano, questi due poverelli, così miseri che non possedevano nulla, ma proprio nulla di nulla.
Non avevano pane da metter nella madia, né madia da mettervi pane.
Non avevano casa per mettervi una madia, né campo per fabbricarvi casa.
Se avesser posseduto un campo, anche grande quanto un fazzoletto, avrebbero potuto guadagnare tanto da fabbricarvi casa.
Se avessero avuto casa, avrebbero potuto mettervi la madia.
E se avessero avuto la madia, è certo che in un modo o in un altro, in un angolo o in una fenditura, avrebber potuto trovare un pezzo di pane o almeno una briciola.
Ma, non avendo né campo, né casa, né madia, né pane, erano in verità assai tapini.
Ma non tanto del pane lamentavano la mancanza quanto della casa.
Del pane ne avevano a bastanza per elemosina, e qualche volta avevan anche un po’ di companatico e qualche volta anche un sorso di vino.
Ma i poveretti avrebber preferito rimaner sempre a digiuno e possedere una casa dove accendere qualche ramo secco o ragionar placidamente d’innanzi alla brace.
Quel che v’ha di meglio al mondo, in verità, a preferenza anche del mangiare, è posseder quattro mura per ricoverarsi. Senza le sue quattro mura l’uomo è come una bestia errante.
E i due poverelli si sentirono più miseri che mai, in una sera triste della vigilia di Natale, triste soltanto per loro, perché tutti li altri in quella sera hanno il fuoco nel camino e le scarpe quasi affondate nella cenere.
Come si lamentavano e tremavano su la via maestra, nella notte buja, s’imbatterono in un gatto che faceva un miagolìo roco e dolce.
Era in verità un gatto misero assai, misero quanto loro, poiché non aveva che la pelle su le ossa e pochissimi peli su la pelle.
S’egli avesse avuto molti peli su la pelle, certo la sua pelle sarebbe stata in miglior condizione.
Se la sua pelle fosse stata in condizion migliore, certo non avrebbe aderito così strettamente alle ossa.
E s’egli non avesse avuta la pelle aderente alle ossa, certo sarebbe stato egli forte abbastanza per pigliar topi e per non rimaner così magro.
Ma, non avendo peli ed avendo in vece la pelle su l’ossa, egli era in verità un gatto assai meschinello.
I poverelli son buoni e s’aiutan fra loro.
I due nostri dunque raccolsero il gatto e né pure pensarono a mangiarselo; ché anzi gli diedero un po’ di lardo che avevano avuto per elemosina.
Il gatto, com’ebbe mangiato, si mise a camminare d’innanzi a loro e li condusse in una vecchia capanna abbandonata.
C’eran là due sgabelli e un focolare, che un raggio di luna illuminò un istante e poi sparve.
Ed anche il gatto sparve col raggio di luna, cosicché i due poverelli si trovaron seduti nelle tenebre, d’innanzi al nero focolare che l’assenza del fuoco rendeva ancor più nero.
– Ah! – dissero – se avessimo a pena un tizzone! Fa tanto freddo! E sarebbe tanto dolce scaldarsi un poco e raccontare favole!
Ma, ohimè, non c’era fuoco nel focolare poiché essi erano miseri, in verità miseri assai.
D’un tratto due carboni si accesero in fondo al camino, due bei carboni gialli come l’oro.
E il vecchio si fregò le mani, in segno di gioia, dicendo alla sua donna:
– Senti che buon caldo?
– Sento, sento – rispose la vecchia.
E distese le palme aperte innanzi al fuoco.
– Soffiaci sopra – ella soggiunse. La brace farà la fiamma.
– No – disse l’uomo – si consumerebbe troppo presto.
E si misero a ragionare del tempo passato, senza tristezza, poiché si sentivano tutti ringagliarditi dalla vista dei due tizzoni lucenti.
I poverelli si contentan di poco e son più felici. I nostri due si rallegrarono, fin nell’intimo cuore, del bel dono di Gesù Bambino, e resero fervide grazie al Bambino Gesù.
Tutta la notte continuarono a favoleggiare scaldandosi, sicuri omai d’essere protetti dal Bambino Gesù, poiché i due carboni brillavan sempre come due monete nuove e non si consumavano mai.
E, quando venne l’alba, i due poverelli che avevano avuto caldo ed agio tutta la notte, videro in fondo al camino il povero gatto che li guardava da’ suoi grandi occhi d’oro.
Ed essi non ad altro fuoco s’erano scaldati che al baglior di quelli occhi.
E il gatto disse:
– Il tesoro dei poveri è l’illusione.


Prima pubblicazione in «La Tribuna», 22 dicembre 1887, rubrica Favole di Natale, testo siglato dal
Duca Minimo.
Trascrizione da Gabriele D’Annunzio, Il tesoro dei poveri, in Gabriele D’Annunzio, Tutte le
novelle, a cura di Annamaria Andreoli e Marina De Marco, Milano, Mondadori, 1992, pp. 702-704.


English version “The Treasure of the Poor”

A poet says:
Once upon a time, I don’t know which land anymore, there lived a poor couple.
And these two poor people were so miserable that they owned nothing, absolutely nothing at all.
They had no bread to put in the cupboard, nor a cupboard to put bread in.
They had no house to put a cupboard in, nor field to build a house.
If they had owned a field, even the size of a handkerchief, they could have made money enough to build a house there.
If they had a house, they could have put the cupboard there.
And if they had had the cupboard, it is certain that in one way or another, in a corner or in a crack, they could have found a piece of bread or at least a crumb.
But, having neither field, nor house, nor cupboard, nor bread, they were in truth very miserable.
But they didn’t complain about the lack of bread so much as of the house.
They had enough bread for alms, and sometimes they even had a bit of bread
and sometimes even a sip of wine.
But these poor people would have preferred to always remain without food and have a house to light up a few dry branches or calmly talk in front of the embers.
What is best in the world, in truth, even better than eating, is to have four
walls for shelter. Without his four walls man is like a wandering beast.
And these two poor people felt more miserable than ever, on a sad evening on Christmas Eve, sad only for them, because all the others that evening have a fire in the fireplace and shoes almost sinking in the ash.
While they were moaning and trembling on the main road, in the dark night, they came across a cat that made a hoarse and sweet meow.
It was in truth a very miserable cat, as miserable as them, since it had only the skin on its bones and very few hairs on the skin.
If it had had a lot of hair on its skin, its skin would certainly have been in better condition.
If its skin had been in better condition, it certainly wouldn’t have clung so tightly to the bone.
And if it hadn’t had skin adhering to its bones, it certainly would have been strong enough to catching mice and so as not to remain so thin.
But, having no hair and instead having skin on its bones, it was in truth very much a petty cat.
Poor people are good and help each other.
So our the picked up the cat and didn’t even think about eating it; because in fact they gave it a some lard that they had received for alms.
The cat, as soon as it had eaten, began to walk in front of them and led them to an old abandoned hut.
There were two stools there and a hearth, which a ray of moonlight illuminated for an instant and then disappeared.
And even the cat disappeared with the moonbeam, so that the two poor people found themselves sitting in the darkness, in front of the black hearth which the absence of fire made even blacker.
– Ah! – they said – if only we had a piece of coal! It’s very cold! And it would be so sweet to warm up a little and tell fairy tales!
But, alas, there was no fire in the hearth because they were miserable, very miserable indeed.
Suddenly two coals lit up at the bottom of the fireplace, two beautiful coals as yellow as gold.
And the old man rubbed his hands, as a sign of joy, saying to the woman:
– Do you feel that good heat?
– I feel it, I feel it – replied the old woman.
And she spread her open palms before the fire.
“Blow on it,” she added. Its embers will make the flame.
– No – said the man – it would wear out too soon.
And they began to talk about the past time, without sadness, because they all felt refreshed from the sight of the two shining embers.
The poor are content with little and are happier. Our two rejoiced, even to their hearts, of the beautiful gift of Baby Jesus, and gave fervent thanks to Baby Jesus.
All night they continued to tell stories while warming themselves, now sure of being protected by the Child Jesus, because the two coals always shone like two new coins and were never consumed.
And, when dawn came, the two poor people who had been warm and comfortable all night, saw at the bottom of the fireplace the poor cat who looked at them with his big golden eyes.
And they had warmed themselves with no other fire than the gleam of those eyes.
And the cat said:
– The treasure of the poor is illusion.

First publication in «La Tribuna», 22 December 1887, Christmas Fairy Tales column, text signed by Duke Minimus.
Transcription from Gabriele D’Annunzio, The treasure of the poor, in Gabriele D’Annunzio, Tutti le novelle, edited by Annamaria Andreoli and Marina De Marco, Milan, Mondadori, 1992, pp. 702-704.


Perfeziona i verbi e la pronuncia italiana nell’Accademia dei Verbi.
Troverai tanti esercizi pratici che ti aiuteranno a coniugare tutti i tempi verbali e a pronunciarli bene:


Estate di San Martino- leggenda e tradizioni

Summer of San Martino (Indian Summer) – legend and traditions

(English follows)

Capita quasi ogni anno, prima che faccia capolino l’inverno, che si verifichi un’intervallo di bel tempo, con giornate luminose e tiepide nel pieno della stagione autunnale, nel periodo di fine ottobre-inizio novembre.

Un rialzo delle temperature mette in pausa pioggia, nebbia e freddo. Questo fenomeno avvolto da tradizioni e leggende di origine cristiana è conosciuto come l’Estate di San Martino.

La leggenda

“L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochino” è un popolare detto che accompagna la leggenda dell’Estate di San Martino, una tradizione popolare italiana che celebra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.

Si narra che un freddo giorno d’autunno, molto probabilmente proprio l’11 novembre, Martino uscendo a cavallo da una delle porte della città di Amiens, in Francia, si è imbattuto in un uomo molto povero, nudo e infreddolito. San Martino ha avuto pietà dell’uomo e ha deciso di aiutarlo. Così ha tagliato il suo mantello di lana donandogli la metà.

Pare che dopo pochi istanti abbia smesso di piovere, sia spuntato il sole e la temperatura sia diventata più mite. Quella notte Martino ha sognato Gesù rivelando di essere lui il mendicante. Quindi per commemorare quell’11 novembre San Martino mantiene la sua promessa (quasi) ogni anno, regalando un’interruzione dalla morsa del freddo e un periodo piacevole e mite.

La tradizione

L’Estate di San Martino nei Paesi anglosassoni viene chiamata “Indian Summer” (letteralmente Estate Indiana) ed è nota anche nelle culture francofone e iberofone.

Questa festività in alcune parti d’Italia è associata alla vendemmia e alla raccolta delle olive. In effetti questa piccola pausa di piacevole clima è vista come un momento di transizione e cambiamento verso l’inverno che sta per arrivare.

Una spiegazione scientifica

L’Estate di San Martino ha anche una spiegazione scientifica. Secondo molti esperti l’alta pressione, le alte temperature e il bel tempo sono dovuti all’espansione dell’anticiclone dalla Spagna verso tutto il Mediterraneo.

San Martino, da militare a santo

Martino da Tours è nato intorno al 317 da una nobile famiglia. Si è convertito al cristianesimo dopo l’episodio del mantello ed è stato battezzato. Dopo vent’anni di carriera militare è diventato Vescovo di Tours nel 371. Ha fondato il monastero di Ligugé, il più antico d’Europa.

san martino nella letteratura

L’estate di San Martino è celebrata in diverse poesie e presta il nome anche al titolo di un romanzo. Ricordiamo:

  • una famosa poesia di Giosuè Carducci, intitolata appunto San Martino.
  • una poesia di Giovanni Pascoli Novembre è dedicata all’Estate di San Martino
  • anche Cesare Pavese ha dedicato una poesia al periodo intitolata Estate di San Martino.
  • L’Estate di San Martino (Nachsommer, 1857) è uno dei romanzi più celebri di Stifter.

English version

It happens almost every year, before winter sets in, that there is an interval of good weather, with bright and warm days at the height of the autumn season, in the period from the end of October to the beginning of November.

A rise in temperatures puts a pause on rain, fog and cold. This phenomenon surrounded by traditions and legends of Christian origin is known as “L’Estate di San Martino”, Saint Martin’s Summer.

The legend

“Saint Martin’s Summer lasts three days and a little” (“L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochin) is a popular saying that accompanies the legend of Saint Martin’s Summer, an Italian popular tradition that celebrates the end of summer and the beginning of autumn.

It is said that one cold autumn day, most likely on November 11th, Martino, horse riding out of one of the gates of the city of Amiens, in France, came across a very poor, naked and cold man. Saint Martin took pity on the man and decided to help him. So he cut his woolen cloak and gave him half of it.

It seems that after a few moments it stopped raining, the sun came out and the temperature became milder. That night Martin dreamed of Jesus revealing that he was the beggar. So to commemorate that day of November 11th, Saint Martin keeps his promise (almost) every year, granting an interruption from the grip of the cold and a pleasant and mild period.

The Tradition

Saint Martin’s Summer in Anglo-Saxon countries is called “Indian Summer” and is also known in Francophone and Iberophone cultures.

This holiday in some parts of Italy is associated with the grape harvest and olive harvest. In fact, this small break of pleasant climate is seen as a moment of transition and change towards the winter that is about to arrive.

A scientific explanation

St. Martin’s Summer also has a scientific explanation. According to many experts, the high pressure, high temperatures and good weather are due to the expansion of the anticyclone from Spain towards the entire Mediterranean.

Saint Martin, from soldier to saint

Martin of Tours was born around 317 to a noble family. He converted to Christianity after the cloak episode and was baptized. After twenty years of military career he became Bishop of Tours in 371. He founded the monastery of Ligugé, the oldest in Europe.

Saint Martin in literature

The Estate di San Martino is celebrated in several poems and also lends its name to the title of a novel. We remember:

  • a famous poem by Giosuè Carducci, entitled San Martino.
  • a poem by Giovanni Pascoli Novembre is dedicated to the Summer of San Martino
  • Cesare Pavese also dedicated a poem to the period entitled Summer of San Martino. (Estate di San Martino)
  • St. Martin’s Summer (Nachsommer, 1857) is one of Stifter’s most famous novels.

3 ways to pronounce the s in Italian

3 modi di pronunciare la s in italiano

A volte basta una sola lettera pronunciata in modo errato per cambiare il significato di una parola. Prendiamo come esempio le due parole “rosa” e “rossa”. Con la prima indichiamo il fiore e, trovandosi tra due vocali, la “s” ha un suono sibilante come una “z” dolce. Mentre la seconda è un aggettivo di colore in cui la doppia “s” ha un suono forte. Quindi quando sentiamo “rosa rossa” notiamo la differenza nel suono della “s” il che ci permette di capire che parliamo di un fiore di colore rosso.

La lettera “s” ha 3 suoni particolari:

  • la doppia “ss
  • la “s” che sembra “z”
  • la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante

Ecco una lista di parole per esercitari.

Sometimes all it takes is one mispronounced letter to change the meaning of a word. Let’s take as an example, the two words “rosa” and “rossa”. With the first we indicate the flower and, being between two vowels, the “s” has a sibilant sound like a soft “z”. While the second is an adjective of color and the double “s” has a strong sound. So when we hear “rosa rossa” we notice the difference in the sound of the “s” which allows us to understand that we are talking about a red flower.

The letter “s” has 3 particular sounds:

  • la doppia “ss“/ the double “ss”
  • la “s” che sembra “z” / the “s” that sounds like “z”
  • la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante / words starting with “s” or “s” is next to a consonant

Here’s a list of words to practice:

Parole con la doppia “ss

Words with double “ss

Ascolta e ripeti:

spesso, rilassarsi, assaporare, assoluta, eccesso,  assaggiare, passata, grosso, assurdità, stessi, smesso, interesse, assieme, bussare, impressione, rossissimi, benissimo, sussisstere,  successo, necessario, fissata

Parole con la “s” che sembra “z” (la “s” è tra due vocali)

Words with an “s” that sounds like “z”

Ascolta e ripeti:

paradiso, cose, religioso, sorriso, rosa, così, episodio, accesa, causato, famoso, muso, preso, bisogno, quasi, paese, desiderare, scusa, sposata, faticoso, presuntuoso, prezioso, vaso, qualcosa, mesi, sorpresa

Parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante

Words that start with an “s” or the “s” is next to a consonant

Ascolta e ripeti:

spaghetti, posta, sole, losco, senza, soluzione,  rospo, sogno, simile, svegliarsi, composto, Spagna, stella, arso, spiaggia, sedia, soggiorno, sereno, storia, crosta

Adesso prova a ripetere / Now try to repeat:

Assaggio una deliziosa crostata di mele saporita!

Esercitati regolarmente con queste liste per pronunciare perfettamente il suono della “s”.

Practice these lists regularly to pronounce the sound of the “s” perfectly.


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