Il Discorso diretto e discorso indiretto in italiano

Direct speech and indirect speech in Italian

(English follows)

Come funzionano il discorso diretto e il discorso indiretto?

Per esprimere quello che viene detto da qualcuno si usano due modi differenti: il discorso diretto (frasi dette) e il discorso indiretto (frasi riportate)

1) Maria: “Vai a casa!”discorso diretto
2) Maria ha detto di andare a casa.discorso indiretto

Nell’esempio qui sopra abbiamo due frasi diverse:

Nella prima frase vengono scritte esattamente le parole pronunciate da Maria; Maria dice a qualcuno di andare a casa.

Mentre nel secondo caso un narratore riporta la frase di Maria.

DISCORSO DIRETTO

Nel discorso diretto si trascrivono le stesse parole pronunciate dai soggetti all’interno di segni grafici distintivi (< > ” “ ).
Il discorso diretto può essere introdotto dai due punti (  :  ).

IL DISCORSO INDIRETTO

Nel discorso indiretto si racconta ciò che è stato detto, introdotto di norma con “che“, “a“, “di“, “se“.

DA DIRETTO A INDIRETTO

Un discorso diretto può trasformarsi in un discorso indiretto (e viceversa), ma per avere una frase comprensibile e grammaticalmente corretta si devono cambiare i segni di punteggiatura, i pronomi, i tempi e i modi verbali e gli eventuali aggettivi.

RegolaDiscorso direttoDiscorso indiretto
presente -> imperfettoLucia ha detto: “vado a Milano”.Lucia ha detto che andava a Milano.
passato prossimo -> trapassato prossimoLucia ha detto: “sono andata a Milano”.Lucia ha detto che era andata a Milano.
futuro -> condizionale passatoLucia ha detto: “andrò a Milano”.Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
condizionale presente -> condizionale passatoLucia ha detto: “andrei a Milano”.Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
imperfetto -> imperfettoLucia ha detto: “andavo a Milano”.Lucia ha detto che andava a Milano.
imperativo -> infinitoLucia ha detto: “andiamo Milano”.Lucia ha detto di andare a Milano.

Prova ad esercitarti: scrivi nei commenti sotto una frase in discorso diretto e trasformala in discorso indiretto.


Scarica qui il programma dei primi 4 moduli dell’Accademia dei Verbi.

Fai alcune lezioni gratuite.


English version

How do direct speech and indirect speech work?

Two different ways are used to express what someone says: direct speech (spoken sentences) and indirect speech (reported sentences).

1) Maria: “Vai a casa!”direct speech
– Maria: ” Go home!”
2) Maria ha detto di andare a casa.indirect speech
– Maria said to go home.

In the example above we have two different sentences:

In the first sentence the exact words spoken by Mary are written; Maria tells someone to go home.

While in the second case a narrator reports Maria’s sentence.

DIRECT SPEECH

In direct speech, the same words pronounced by the characters are transcribed within distinctive graphic signs (< > ,  ” ” ,  – ).
Direct speech can be introduced by colons (  :  )

INDIRECT SPEECH

In indirect speech we tell what has been said, usually introduced with “che“, “a“, “di“, “se“. (“that”, “to”, “of”, “if”)

FROM DIRECT TO INDIRECT

Direct speech can transform into indirect speech (and vice versa), but for the sentence to be understandable and grammatically correct, the punctuation marks, pronouns, tenses and verbal forms and any adjectives must be changed.

RegolaDiscorso direttoDiscorso indiretto
presente -> imperfettoLucia ha detto: “vado a Milano”.Lucia ha detto che andava a Milano.
passato prossimo -> trapassato prossimoLucia ha detto: “sono andata a Milano”.Lucia ha detto che era andata a Milano.
futuro -> condizionale passatoLucia ha detto: “andrò a Milano”.Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
condizionale presente -> condizionale passatoLucia ha detto: “andrei a Milano”.Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
imperfetto -> imperfettoLucia ha detto: “andavo a Milano”.Lucia ha detto che andava a Milano.
imperativo -> infinitoLucia ha detto: “andiamoa Milano”.Lucia ha detto di andare a Milano.

Try to practice: write a sentence in direct speech in the comments below and transform it into indirect speech.


I verbi fraseologici: venire/andare a prendere

The phrasal verbs: venire/andare a prendere

(English follows)

Ascolta la lezione (listen to the lesson):

Studiando l’italiano hai mai incontrato dei verbi seguiti da una preposizione e poi da un altro verbo all’inifinito o al gerundio? Sono dei verbi fraseologici e a volte ti fanno grattare il capo se non sai come usarli! Vediamo in particolare come si usano i verbi fraseologici venire a prendere e  andare a prendere.

I verbi venire a prendere e andare a prendere sono chiamati verbi fraseologici. Sono usati davanti a un altro verbo all’infinito o al gerundio e sono spesso accompagnati da una preposizione.

I verbi fraseologici esprimono una particolare azione, per esempio:
cominciare a +infinito – (inizio dell’azione)
finire di + infinito – (fine dell’azione)
continuare a +infinito – (proseguimento dell’azione)
stare per + gerundio – (progressività dell’azione)

I verbi venire a + prendere e andare a + prendere indicano il movimento di un’azione.

Vediamo alcune frasi:

Venire a prendere – to come get, pick up

1. Vengo a prendere la mia bici domani quando sarà pronta.

2. Stasera i miei amici vengono a prendere dell’uva del mio orto.

3. Sono venuti a prenderci alla fermata dell’autobus.

4. Ti veniamo a prendere all’aeroporto.

Andare a prendere – to go get, pick up

1. Siete andati a prendere un caffè al bar?

2. Ogni giorno va a prendere la figlia all’uscita dalla scuola.

3. Sono andati a prendere le chiavi dell’appartamento.

4. Domani andremo a prendere del vino in cantina.

Consiglio

Quando hai dei dubbi, per non sbagliare, consulta sempre il dizionario!

Continua a esercitarti nell’Accademia dei Verbi.
Troverai tanti esercizi efficaci che ti aiuteranno a coniugare tutti i tempi verbali e a pronunciarli bene:


English version

While studying Italian, have you ever encountered verbs followed by a preposition and then by another verb in the infinitive or gerund? They are phrasal verbs and sometimes they make you scratch your head if you don’t know how to use them! Let’s see in particular how to use the phrasal verbs venire a prendere and andare a prendere.

The verbs venire a prendere and andare a prendere are called phrasal verbs. They are used before another verb in the infinitive or gerund and are often accompanied by a preposition.

Phrasal verbs express a particular action, for example:
cominciare a +infinito – (start of an action)
finire di + infinito – (end of an action)
continuare a +infinito – (continuation of an action)
stare per + gerundio – (progression an action)

The verbs venire a + prendere e andare a + prendere indicate the movement of an action.

Let’s have a look at some sentences:

Venire a prendere – to come get, pick up

1. Vengo a prendere la mia bici domani quando sarà pronta.
I’ll come get my bike tomorrow when it’s ready.

2. Stasera i miei amici vengono a prendere dell’uva del mio orto.
Tonight my friends are coming to get some grapes from my garden.

3. Sono venuti a prenderci alla fermata dell’autobus.
They came to pick us up at the bus stop.

4. Ti veniamo a prendere all’aeroporto.
We will pick you up at the airport.

Andare a prendere – to go get, pick up

1. Siete andati a prendere un caffe al bar?
Have you gone to and get a coffee at the bar?

2. Ogni giorno va a prendere la figlia all’uscita dalla scuola .
Every day he goes to pick up his daughter from school.

3. Sono andati a prendere le chiavi dell’appartamento.
They went to get the keys to the apartment.

4. Domani andremo a prendere del vino in cantina.
Tomorrow we will go to the cellar to get some wine.

Suggestion:

When in doubt, to avoid making mistakes, always consult the dictionary!

Continua a esercitarti (continue to practice) in the Accademia dei Verbi.
You will find many effective exercises that will help you conjugate all the verb tenses and pronounce them well:

Michela Murgia: tenace scrittrice e attivista italiana

Michela Murgia: tenacious Italian writer and activist

(English follows)

Il mondo della cultura è in lutto. Alcuni giorni fa è venuta a mancare Michela Murgia, una scrittrice e attivista italiana nota per i suoi lavori su temi sociali, culturali e politici. È stata coinvolta in varie cause politiche e sociali in Italia contro la discriminazione delle donne, dei precari, della diversità, dei più deboli. Ha scritto molto su questioni relative al femminismo, all’immigrazione e ai diritti umani, tra gli altri. È considerata una delle voci più importanti della letteratura italiana contemporanea e ha vinto numerosi premi per i suoi contributi nel campo.

Nata il 3 ottobre 1972 a Cabras, un piccolo paese della Sardegna, ha pubblicato numerosi libri, saggi e articoli, sia in Italia che all’estero. Una delle sue opere più famose è il romanzo “Accabadora”, pubblicato nel 2009 e vincitore di premi letterari. Il libro racconta la storia di una donna di nome Bonaria Urrai, conosciuta nel suo paese come “Accabadora”, una figura tradizionale della società sarda che assisteva le persone nei loro momenti morenti.

Murgia era anche grande amica e sostenitrice di Roberto Saviano, scrittore e attivista anitmafia, autore di “Gomorra”, che di recente è costretto a difendersi nel processo per diffamazione contro la prima ministra Giorgia Meloni e altri politici di destra.

Sia Murgia che Saviano e altri intellettuali italiani si sono assunti il duro compito di criticare e prendere posizioni difficili contro “il potere”. Insieme hanno affrontato con determinazione e coraggio le infamie dei giornali e dei più forti senza mai tirarsi indietro. Murgia è stata tenace anche nei confronti della malattia scegliendo il sorriso alla disperazione continuando a far sentire la sua voce su questioni politiche e sociali fino all’ultimo.

Anche i suoi funerali, come dice Saviano, sono stati “Un atto politico: non nascondere niente e far stare insieme tutti coloro che hanno creduto nel suo ideale politico.”

La lotta di Michela Murgia continua attraverso i suoi libri e attraverso tutte le persone che ha ispirato con le sue parole e i suoi gesti. Lotteremo sempre e comunque per la libertà di espressione. Ciao, Michela.

Le frasi tratte dai libri di Michela Murgia

Da queste frasi è facile comprendere il pensiero di Michela Murgia.

Il mondo deve sapere

  • L’obiettivo raggiunto di oggi è la base di partenza per quello di domani.
  • Perché alla fine ha ragione Stephen King, l’orrore è nel quotidiano, non è nel mostro che viene dallo spazio, è nella tazzina di caffè che non hai bevuto perché ha squillato il telefono.
  • Fai in modo che il tuo sogno incontri le opportunità. Ma ricorda che l’opportunità lasciata passare non è mai persa… verrà trovata da qualcun altro.

Accabadora

  • Nell’ora della debolezza alcuni preferiscono diventare credenti piuttosto che forti.
  • Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell’anima.
  • Gli appezzamenti piccoli e irregolari raccontavano di famiglie con troppi figli e nessuna intesa, frantumate in una miriade di confini fatti a muretto a secco, in basalto nero, ciascuno con il suo astio a tenerlo su.

Ave Mary

  • Invece di accrescere l’autorevolezza, l’età avanzata colloca infatti le donne in una posizione di ulteriore fragilità, perché all’abbassamento del parametro estetico si accompagna anche lo svilimento pubblico della capacità intellettuale, qualora fosse stata prima riconosciuta.
  • A lungo mi sono chiesta come fosse possibile che persone intelligenti, il più delle volte colte, spesso autonome economicamente, accettassero di essere oggetto di violenza all’interno della propria relazione. Adesso so che contano l’educazione femminile, frutto di secoli di addestramento alla subordinazione, e anche la parallela formazione maschile, imbevuta di proiezioni dominanti e possessive.
  • Finché la volontà dell’uomo continuerà a essere l’unica fonte di diritto, la volontà delle donne sarà costretta a porsi come elemento di conflitto.

L’incontro

  • Come si è nati è una di quelle cose che bisogna farsi spiegare piú volte, e dev’essere per questo che dopo, per tutta la loro vita, molti adulti cercano di liberarsi dalle parentele casuali affermandone altre decise da sé con puri atti di volontà. Testimoni di matrimonio vengono assunti come fratelli.
  • Cosí li senti davvero certi adulti nei bar, uomini fatti e disfatti mille volte dalla vita, vantarsi an- cora tra di loro dei legami nella strada dell’infanzia – abbiamo fatto il gioco insieme – come di un parto condiviso.
  • Benedetto sempre sia il rispetto per la carne della nostra carne, ma la strada e l’averci giocato insieme offre ai bambini una più alta dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata.

Chirú

  • Non capiva perché le persone passassero tutta la vita a cercare di essere piú speciali degli altri: se solo avessero immaginato cosa significava essere diversi in un posto in cui essere diversi voleva dire essere soli, ciascuno si sarebbe accontentato di sé stesso.
  • Nessuno può sapere quanto rumore fa una certezza che si rompe.
  • Bisogna essere molto attenti per riconoscere nei gesti altrui il suono sordo della ceramica scheggiata. Io non lo ero.
  • Temo con ogni fibra quel tipo di persona che è pronta a scambiare per pensiero il moto casuale di tutto quello che gli passa per la testa e chiama sincerità l’incapacità di controllarlo.

Futuro interiore

  • Chi non ha risposte si salverà forse con una domanda, se saprà sceglierla bene.
  • Non ci sono colpe del passato né pesi nel presente che possano esimerci dal prenderci la responsabilità di sognare il futuro.
  • Chi nasce nella bellezza crescerà convinto di meritarsi un mondo bello e sarà difficile persuaderlo ad accontentarsi di qualcosa di meno. 

Istruzioni per diventare fascisti

  • Il rischio è dire: se tutto è fascismo, niente lo è. Non è così. Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto.
  • Una democrazia giovane, specialmente se nata da una guerra o da una rivoluzione civile, sarà molto reattiva al fascismo, ma una democrazia – poniamo caso – con addosso una settantina d’anni avrà perso gran parte della memoria iniziale di sé e avrà seppellito i testimoni oculari che con i loro racconti reggevano la sua retorica.
  • Se il gioco è carnefici contro vittime, è un gioco perso: nessuno vuole passare per lo stronzo che chiude la porta di casa mentre fuori si muore di fame. Se invece tutti sono vittime allora le fragilità ci mettono sullo stesso piano e nessuno ha obblighi verso gli altri.
  • Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c’è in quelli che si credono antifascisti.

Noi siamo tempesta

  • Se la vita ti porta via qualcosa e ti rende fragile, non è la forza dell’altro che ti serve, ma sapere che la tua debolezza è accolta e capita, che nessuno la teme o la sfugge.
  • Impara più cose che puoi: solo gli insetti si specializzano. Sei un insetto tu?
  • E se a cambiare fossero le storie che ci insegnano da bambini? Se anziché farli addormentare sognandosi soli contro il mondo e l’uno contro l’altro dessimo loro avventure dove diventare potenti insieme?
  • Gli uomini spesso scambiano l’ambizione con la speranza. L’ambizione è il desiderio che le cose che fai si realizzino così come le vuoi; la speranza è la certezza che fare quelle cose abbia un senso comunque, indipendentemente da come finiranno, perché ci sono cose che vanno fatte solo perché è giusto e necessario.

Stai zitta

  • La donna socialmente gradita è una donna silenziosa, che diletta con qualunque arte, tranne quella oratoria.
  • In ogni ambito ci sono uomini mediocri e uomini eccellenti; solo che quando un uomo sbaglia è colpa sua, mentre quando sbaglia una donna, sono tutte le donne a essere incluse nel suo fallimento.
  • Il problema non è quanta pelle si veda del corpo di una donna, ma quanto lo sguardo maschile sia formato culturalmente a sessualizzare ogni centimetro che ne scorge. Se hai la testa a forma di fucile, tutto quello che vedi ti sembra un bersaglio, ed evidentemente la testa a forma di fucile, in questo Paese, ce l’avevano e continua ad avercela ancora in parecchi.
  • L’idea che l’esperienza del materno debba rendere piú umane le donne eccellenti ha come contraltare il fatto che le donne che scelgono di non essere madri sono invece raccontate o sottintese come creature disumane, mancanti della parte piú realizzata della loro essenza.
  • Le donne italiane, che sono tra le europee quelle che subiscono il maggior dislivello nella distribuzione del carico di lavoro familiare nella coppia, se vivono anche la dimensione della carriera svolgono di fatto due lavori, uno dei quali non retribuito, con il relativo carico mentale. In questa carambola di energie disperse si inserisce la terrificante leggenda del cervello femminile multitasking, che aggiunge ulteriori pretese di performatività.

Tre ciotole

  • Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.
  • Agli uomini di quanto sei brava a cavartela non importa niente, ti preferiscono quando hai bisogno di loro.”

English version

The world of culture is in mourning. A few days ago, Michela Murgia, an Italian writer and activist known for her work on social, cultural and political issues, passed away. She has been involved in various political and social causes in Italy against the discrimination of women, precarious workers, diversity, the most vulnerable. She has written extensively on issues related to feminism, immigration and human rights, among others. She is considered one of the most important voices in contemporary Italian literature and has won numerous awards for her contributions in the field.

She was born on October 3, 1972 in Cabras, a small town in Sardinia, she has published numerous books, essays and articles, both in Italy and abroad. One of her most famous works is the novel “Accabadora”, published in 2009 and winner of literary awards. The book tells the story of a woman named Bonaria Urrai, known in her country as “Accabadora”, a traditional figure of Sardinian society who assisted people in their dying moments.

Murgia was also a great friend and supporter of Roberto Saviano, writer and anti-mafia activist, author of “Gomorrah”, who has recently been forced to defend himself in the libel trial against Prime Minister Giorgia Meloni and other right-wing politicians.

Both Murgia and Saviano and other Italian intellectuals took on the hard task of criticizing and taking difficult positions against “power”. Together they faced the infamy of the newspapers and the powerful with determination and courage without ever backing down. Murgia was also tenacious towards her disease, choosing a smile over desperation, continuing to make her voice heard on political and social issues right up to the end.

Even her funeral, as Saviano says, was “A political act: not hiding anything and bringing together all those who believed in her political ideal.”
Michela Murgia’s struggle continues through her books and through all the people she has inspired with her words and gestures. We will always fight for freedom of expression. Ciao, Michela.

Phrases taken from Michela Murgia’s books
From these sentences it is easy to understand the thought of Michela Murgia.

Il mondo deve sapere /The world must know
– Today’s goal achieved is the starting point for tomorrow’s.

– Because in the end Stephen King is right, horror is in everyday life, it’s not in the monster that comes from space, it’s in the cup of coffee you didn’t drink because the phone rang.

– Make your dream meet opportunity. But remember that opportunity let pass is never lost… it will be found by someone else.

Accabadora
-In the hour of weakness some prefer to become believers rather than strong.

-Like the owl’s eyes, there are thoughts that can’t stand full light. They can only be born at night, where their function is the same as the moon, necessary to move tides of meaning in some invisible elsewhere of the soul.

-The small and irregular plots told of families with too many children and no understanding, shattered into a myriad of borders made of dry stone walls, in black basalt, each with its own hatred to keep it up.

Ave Mary /Hail Mary
-Instead of increasing authority, advanced age places women in a position of further fragility, because the lowering of the aesthetic parameter is also accompanied by the public debasement of intellectual capacity, if it had been recognized first.

-I have long wondered how it was possible for intelligent people, most often cultured, often economically autonomous, to accept being subjected to violence within their own relationship. Now I know that female education counts, the result of centuries of training in subordination, and also the parallel male education, imbued with dominant and possessive projections.

-As long as the will of man continues to be the only source of law, the will of women will be forced to act as an element of conflict.

L’incontro / The encounter
-How one was born is one of those things that needs to be explained over and over again, and it must be for this reason that later, throughout their lives, many adults try to free themselves from casual kinships by affirming other ones decided by themselves with pure acts of will. Wedding witnesses are hired as brothers.

-So you really hear certain adults in bars, men made and unmade a thousand times by life, still boasting among themselves of the ties in the street of childhood – we played the game together – like a shared birth.

-Always blessed is respect for the flesh of our flesh, but the road and having played with it offers children a higher dimension of kinship, which not even as adults will ever be forgotten.

Chirú
He didn’t understand why people spent their whole lives trying to be more special than others: if only they had imagined what it meant to be different in a place where being different meant being alone, everyone would have been satisfied with themselves.

No one can know how much noise a broken certainty makes.

You have to be very careful to recognize the muffled sound of chipped ceramic in the gestures of others. I was not.

I fear with every fiber the kind of person who is quick to mistake the random motion of everything that goes through his head for thought and calls the inability to control it sincerity.

Futuro Interiore
-Whoever has no answers will perhaps save himself with a question, if he knows how to choose it well.

-There are no past faults or present burdens that can exempt us from taking responsibility for dreaming of the future.

-Those born into beauty will grow up convinced that they deserve a beautiful world and it will be difficult to persuade them to settle for anything less.

Istruzioni per diventare fascisti / Instructions for becoming a fascist
-The risk is to say: if everything is fascism, nothing is. It is not so. Not everything is fascism, but fascism has the fantastic ability, if we are not constantly vigilant, to contaminate everything.

-A young democracy, especially if born from a war or a civil revolution, will be very reactive to fascism, but a democracy – let’s say – about seventy years old will have lost much of its initial memory and will have buried the witnesses eyewitnesses who supported his rhetoric with their stories.

-If the game is perpetrators against victims, it’s a lost game: no one wants to go through the asshole who closes the door of the house while people die of hunger outside. If, on the other hand, everyone is a victim, then fragility puts us on the same level and no one has obligations towards others.

-The problem is to establish who is not partially involved in the legitimization of fascism as a method, that is, how much fascism there is in those who believe themselves to be anti-fascists.

Noi siamo tempesta / We are storm
-If life takes something away from you and makes you fragile, it’s not the strength of the other you need, but knowing that your weakness is accepted and understood, that no one fears or escapes it.

-Learn as many things as you can: only insects specialize. Are you an insect?

-What if the stories they teach us as children change? What if instead of making them fall asleep dreaming alone against the world and against each other, we gave them adventures where they could become powerful together?

-Men often mistake ambition for hope. Ambition is the desire that the things you do turn out the way you want them; hope is the certainty that doing those things makes sense anyway, regardless of how they end up, because there are things that need to be done just because it’s right and necessary.

Stai Zitta / Shut up
-The socially acceptable woman is a silent woman who delights in any art except oratory.

-In every field there are mediocre men and excellent men; it’s just that when a man fails it’s his fault, and when a woman fails, all women are included in his failure.

-The problem is not how much skin can be seen of a woman’s body, but how much the male gaze is culturally trained to sexualize every inch it sees of it. If you have a gun-shaped head, everything you see looks like a target, and evidently a gun-shaped head, in this country, had it and still does in many.

-The idea that the maternal experience should make excellent women more humane counterbalances the fact that women who choose not to be mothers are instead told or implied as inhuman creatures, lacking the most realized part of their essence.

-Italian women, who are among the Europeans who suffer the greatest difference in the distribution of the family workload in the couple, if they also live the dimension of the career they actually carry out two jobs, one of which is unpaid, with the related mental load. The terrifying legend of the multitasking female brain fits into this jumble of dispersed energies, adding further claims to performativity.

Tre Ciotole / Three bowls
-One evening you sit at the table and the life you knew is over.

-Men don’t care how good you are at coping, they prefer you when you need them.”



Come diventare migliori comunicatori in italiano

How to become better communicators in Italian

Parole, parole, parole… come cantava Mina. Usare le parole italiane che già conosci e quelle che incontri leggendo, ascoltando musica o parlando con altri italiani, magari in Italia, è la cosa più importante per avanzare nella lingua parlata. Infatti, quando si impara una lingua l’obiettivo è riuscire a comunicare e conversare. Ecco a cosa servono le parole, i suoni, le espressioni…
Vediamo come:

  • mantenere viva una conversazione senza interromperla
  • utilizzare parole di riempimento o intercalari
  • esprimere emozioni con interiezioni
  • mostrare apprezzamento per qualcosa

Parole, parole, parole… as Mina would sing. Using the Italian words you already know and those you come across while reading, listening to music or talking to other Italians, perhaps in Italy, is the most important thing to advance in the spoken language. In fact, when learning a language, the goal is to be able to communicate and converse. That’s what words, sounds, expressions are for…
Let’s see how:

  • to keep a conversation going without interrupting
  • to use filler words
  • to express emotions with interjections
  • to show appreciation for something

Parole italiane per mantenere viva una conversazione

Esiste una categoria di parole ed espressioni che vengono usate per mantenere viva una conversazione. Queste parole ed espressioni aiutano anche a comunicare il nostro accordo, disaccordo e incertezza senza interrompere l’interlocutore. Ecco una lista di alcune delle più comuni.

There is a category of words and expressions that are used to keep a conversation going. These words and expressions also help communicate our agreement, disagreement, and uncertainty without interrupting the other party. Here is a list of some of the more common ones.

parole riempitive o intercalari

In italiano le ‘parole riempitive’ o ‘intercalari’ si usano in abbondanza, come potrai notare dalla lunga lista che ho compilato. Si possono dividere in 3 catogorie: iniziatori, mediani e finalizzatori. Anche se, diciamo che, alcune di queste parole o espressioni si prestano bene in diverse situazioni. Sono particolarmente importanti per dare fluidità ad una conversazione.

In Italian the ‘filler words’, “parole riempitive” o”intercalari” are used in abundance, as you can see from the long list I have compiled. They can be divided into 3 categories: starter words, middle words and ending words. Although, “diciamo”, let’s say that, some of these words or expressions lend themselves well in different situations. They are particularly important for giving fluidity to a conversation.

Le interiezioni in italiano

L’interiezione si usa per esprimere emozioni, stati d’animo e reazioni istintive condensate in una sola espressione, senza legami sintattici con il resto della frase.

The interjection is used to express emotions, moods and instinctive reactions condensed into a single expression, without syntactic links with the rest of the sentence.

16 parole e frasi per dire buonissimo in italiano

Sai, che il proverbio “De gustibus non disputandum est” – Sui gusti non si discute, è uno dei più utilizzati dagli italiani? E comunque non viene utilizzato solo riguardo al cibo, bensi anche per ogni altro tipo di gusto: musica, moda, genere letterario ecc.
Nell’articolo di questa settimana però restiamo nel campo del cibo e vediamo tutti i modi per dire “buonissimo” in italiano.

Do you know that the proverb “De gustibus non disputandum est”/ Sui gusti non si discute (there’s no accounting for taste) is one of the most used by Italians? And in any case it is not only used for food, but also for any other type of taste: music, fashion, literary genre, etc.
In this week’s article, however, we remain in the field of food and look intl all the ways to say “very good” in Italian.

3 ways to pronounce the s in Italian

3 modi di pronunciare la s in italiano

A volte basta una sola lettera pronunciata in modo errato per cambiare il significato di una parola. Prendiamo come esempio le due parole “rosa” e “rossa”. Con la prima indichiamo il fiore e, trovandosi tra due vocali, la “s” ha un suono sibilante come una “z” dolce. Mentre la seconda è un aggettivo di colore in cui la doppia “s” ha un suono forte. Quindi quando sentiamo “rosa rossa” notiamo la differenza nel suono della “s” il che ci permette di capire che parliamo di un fiore di colore rosso.

La lettera “s” ha 3 suoni particolari:

  • la doppia “ss
  • la “s” che sembra “z”
  • la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante

Ecco una lista di parole per esercitari.

Sometimes all it takes is one mispronounced letter to change the meaning of a word. Let’s take as an example, the two words “rosa” and “rossa”. With the first we indicate the flower and, being between two vowels, the “s” has a sibilant sound like a soft “z”. While the second is an adjective of color and the double “s” has a strong sound. So when we hear “rosa rossa” we notice the difference in the sound of the “s” which allows us to understand that we are talking about a red flower.

The letter “s” has 3 particular sounds:

  • la doppia “ss“/ the double “ss”
  • la “s” che sembra “z” / the “s” that sounds like “z”
  • la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante / words starting with “s” or “s” is next to a consonant

Here’s a list of words to practice:

Parole con la doppia “ss

Words with double “ss

Ascolta e ripeti:

spesso, rilassarsi, assaporare, assoluta, eccesso,  assaggiare, passata, grosso, assurdità, stessi, smesso, interesse, assieme, bussare, impressione, rossissimi, benissimo, sussisstere,  successo, necessario, fissata

Parole con la “s” che sembra “z” (la “s” è tra due vocali)

Words with an “s” that sounds like “z”

Ascolta e ripeti:

paradiso, cose, religioso, sorriso, rosa, così, episodio, accesa, causato, famoso, muso, preso, bisogno, quasi, paese, desiderare, scusa, sposata, faticoso, presuntuoso, prezioso, vaso, qualcosa, mesi, sorpresa

Parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante

Words that start with an “s” or the “s” is next to a consonant

Ascolta e ripeti:

spaghetti, posta, sole, losco, senza, soluzione,  rospo, sogno, simile, svegliarsi, composto, Spagna, stella, arso, spiaggia, sedia, soggiorno, sereno, storia, crosta

Adesso prova a ripetere / Now try to repeat:

Assaggio una deliziosa crostata di mele saporita!

Esercitati regolarmente con queste liste per pronunciare perfettamente il suono della “s”.

Practice these lists regularly to pronounce the sound of the “s” perfectly.


Italian Formal and Informal pronouns

Come usare le forme pronominali confidenziali e di cortesia

(English follows)

La domanda che ti sarai chiesto è: “Quale forma pronominale italiana devo usare per rivolgermi ad una persona….confidenziale/informale o di cortesia /formale?”

Allora vediamo come si usano i diversi pronomi allocutivi: tu, voi, Lei, Ella, Loro.

Pronomi allocutivi
Un pronome allocutivo è una forma pronomiale che viene utilizzata per rivolgersi a una persona in modo diretto, come ad esempio “tu”, “lei”, “voi”, “vostra eccellenza”, “signor(e)”, “amico(a)”, “cara/o”, ecc. Un pronome allocutivo viene utilizzato per indicare la persona con cui si sta parlando in modo più diretto e personale, generalmente con l’intento di stabilire un rapporto di familiarità o rispetto.

L’italiano contemporaneo prevede due forme di uso dei pronomi allocutivi nei rapporti interpersonali:

confidenziali il tu reciproco, riservato in genere ai rapporti informali (amicizie, famiglia, lavoro, con colleghi che si frequentano abitualmente);

di cortesia (o di rispetto o reverenziali) il “Lei” reciproco, nei rapporti formali (ambito di lavoro e istituzionale fra persone che non si conoscono, rapporti gerarchici). L’uso del “voi” come alternativa al “Lei” nelle situazioni formali è quasi del tutto scomparso e sopravvive in alcuni italiani regionali meridionali.

Nella storia della lingua italiana, il pronome formale ha subito diverse trasformazioni. Fino al Trecento si usavano solo il “tu” e il “voi” come forme di rispetto, sia al singolare che al plurale. In seguito, è stato sostituito dal pronome “Vostra Signoria” in modo formale al singolare e “Vostra Maestà” al plurale per rivolgersi ai nobili e alla famiglia reale. Dal Quattrocento al Seicento si è diffuso gradualmente l’uso del “Lei” probabilmente per l’influsso dello spagnolo usted. Fino ai primi del Novecento “Lei “/ “ella” e “voi” erano usati indistintamente. Nel 1938 il regime fascista ha proibito  ufficialmente l’uso del “Lei” a favore del “voi”. È forse proprio questa imposizione ha sancito l’abbandono del voi nel secondo dopoguerra. “Lei” ha di conseguenza acquisito un ruolo più centrale nel linguaggio formale come pronome di cortesia per indicare una persona singola.

Negli ultimi decenni il “tu” ha gradualmente ampliato la sua sfera d’uso, estendendosi a situazioni in cui prima non era previsto. Di fronte a una diversa sensibilità dei parlanti, è consigliabile non abusare del tu in situazioni formali e mantenere il lei, specie con persone che non si conoscono.

Esempi con “Lei”:

1. Mi scusi, Signora, potrebbe ripetere quello che ha detto?

2. La ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità. 

3. Signore, qui troverà tutte le informazioni di cui ha bisogno.

4. Lei è il nostro cliente più fedele.

Attenzione:

Quando si usa il pronome allocutivo “Lei”, il participio passato del predicato si accorda con il genere della persona alla quale si riferisce

Caro Professore, a lezione ieri (Lei) è stato davvero brillante.

Se però l’allocutivo è in forma di pronome atono, il participio può accordarsi al femminile anche se ci si riferisce a un maschio

Caro Professore, l’ho (la ho) sentita parlare alla conferenza di ieri.

“Loro” può essere usato come pronome di cortesia quando ci si rivolge a persone che non si conoscono molto bene o in situazioni formali. Tuttavia, in Italiano, è più comune utilizzare il pronome “Lei” come forma di cortesia singolare, mentre “Loro” è utilizzato come forma di cortesia plurale.

Esempi con “Loro”:

  1. Loro sono invitati a prendere posto al tavolo.
  2. Loro gradirebbero una bevanda?
  3. Potrebbero gentilmente fornirci maggiori dettagli sull’argomento? 
  4. Loro hanno fatto un ottimo lavoro.

“Ella” è limitato agli usi burocratici o altamente formali (in questo secondo caso, in riferimento ad alte cariche religiose o civili) e di solito si accompagna all’uso delle maiuscole di reverenza. Anche loro è marcato ormai come molto formale, e viene usato sempre più di rado: per rivolgersi collettivamente a persone alle quali singolarmente si darebbe del lei, oggi si ricorre quasi sempre al “voi“.

Pronomi neutri

Attualmente, in italiano, l’uso dei pronomi di terza persona (lui/lei) è ampiamente diffuso e non prevede l’uso di pronomi neutri per riferirsi a persone non binarie. Tuttavia, sempre più persone usano pronomi alternativi come “loro” o “elle” o “ellx” per riferirsi a sé stessi o ad altre persone non binarie ed includere tutte le identità di genere.  Anche se l’uso di questi pronomi non è ancora ampiamente diffuso, è importante rispettare la preferenza di ogni individuo sulla forma di pronome che preferisce usare per sé.

Inoltre, alcuni linguisti e studiosi del linguaggio stanno lavorando per recuperare il genere neutro nella lingua italiana, proponendo nuove forme linguistiche o recuperando forme già esistenti ma poco utilizzate. Tuttavia, questi tentativi non hanno ancora ottenuto un ampio consenso e l’uso del genere neutro nell’italiano attuale è ancora in fase sperimentale.

Ricapitoliamo:

Tu, Maria, sei tanto gentile.

Voi siete bravissime, ragazze!

Signor Neri, Lei ha una padronanza eccellente della lingua italiana.

Ella Ella ha la nostra stima, signor Presidente

Loro sono pregati di entrare.


English version

The question you may have asked yourself is: “Which Italian pronominal form should I use to address a person….formal or informal?”

So let’s see how the different allocutive pronouns are used: tu, voi, Lei, Ella, Loro.

Allocutionary pronouns
An allocution pronoun is a pronomial form that is used to address a person directly, such as “tu”/you, “Lei”/you, “voi”/you, “Vostra Eccellenza”/your Excellency, “signor(e)”/Sir, “amico(a)”/friend, “cara/o”/dear, etc. An allocution pronoun is used to indicate the person with whom you are speaking in a more direct and personal way, generally with the intention of establishing a relationship of familiarity or respect.

Contemporary Italian foresees two forms of allocutive pronouns in interpersonal relationships:

confidential reciprocal “tu”/you, generally reserved for informal relationships (friendships, family, work, with colleagues who meet regularly);

courtesy (or respect or reverential) the mutual “Lei”, in formal relationships (work and institutional environment between people who don’t know each other, hierarchical relationships). The use of “voi” as an alternative to “Lei” in formal situations is almost entirely disappeared and survives in some southern Italian regions.

In the history of the Italian language, the formal pronoun has undergone several transformations. Until the fourteenth century, only “tu”/you and “voi”/you were used as forms of respect, both in the singular and in the plural. Later, it was replaced by the pronoun “Vostra Signoria”/ “Your lordship” formally in the singular and “Vostra Maestà”/”Your Majesty” in the plural to address nobles and the royal family. From the fifteenth to the seventeenth century the use of “Lei” gradually spread, probably due to the influence of the Spanish “usted”. Until the early twentieth century “Lei “/ “ella” /you, and “voi”/you were used interchangeably. In 1938 the fascist regime officially forbade the use of “Lei” in favor of “Voi”. Perhaps it was precisely this imposition that sanctioned the abandonment of “voi” after the Second World War.”Lei” has consequently acquired a more central role in formal language as a courtesy pronoun for a single person.

In recent decades, “tu” has gradually expanded its sphere of use, extending itself to situations in which it was not previously foreseen. Faced with a different sensibility of the speakers, it is advisable not to abuse “tu” in formal situations and to keep the “Lei”, especially with people who don’t know each other.

Examples with “Lei”:

1. Mi scusi, Signora, potrebbe ripetere quello che ha detto?
Excuse me, Madam, could you repeat what you said?

2. La ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità. 
Thank you for your kindness and availability.

3. Signore, qui troverà tutte le informazioni di cui ha bisogno.
Sir, here you will find all the information you need.

4. Lei è il nostro cliente più fedele.
You are our most loyal customer.

Attention:
When the allocutive pronoun “Lei” is used, the past participle of the predicate agrees with the gender of the person to whom it refers:

Caro Professore, a lezione ieri (Lei) è stato davvero brillante.
Dear Professor, in class yesterday (you) were really brilliant.

However, if the allocutive is in the form of an unstressed pronoun, the participle can agree in the feminine even if it refers to a male:

Caro Professore, l’ho (la ho) sentita parlare alla conferenza di ieri.
Dear Professor, I heard you speak at yesterday’s conference.

“Loro” can be used as a polite pronoun when addressing people who don’t know each other very well or in formal situations. However, in Italian, it is more common to use the pronoun “Lei” as a singular courtesy form, while “Loro” is used as a plural courtesy form.

Examples with “Loro”:

  1. Loro sono invitati a prendere posto al tavolo.
    You are invited to take a seat at the table.
  2. Loro gradirebbero una bevanda?
    Would you like a drink?
  3. Potrebbero gentilmente fornirci maggiori dettagli sull’argomento? 
    Could you kindly give us more details on the matter?
  4. Loro hanno fatto un ottimo lavoro.
    You’ve done a great job.

“Ella” is limited to bureaucratic or highly formal uses (in the latter case, in reference to high religious or civil offices) and is usually accompanied by the use of capital letters of reverence. Even “Loro” is now marked as very formal, and is used more and more rarely: to collectively address people to whom one would address individually with “you”, today we almost always resort to “voi”.

Neutral pronouns
Currently, in Italian, the use of third person pronouns (he/she) is widespread and does not include the use of neuter pronouns to refer to non-binary people. However, more and more people are using alternative pronouns such as “loro/they” or “elle” or “ellx” to refer to themselves or other non-binary people and include all gender identities. While the use of these pronouns is not yet widely used, it is important to respect each individual’s preference on the form of pronoun she prefers to use for herself.
Furthermore, some linguists and language scholars are working to recover the neuter gender in the Italian language, proposing new linguistic forms or recovering existing but little-used forms. However, these attempts have not yet achieved widespread acceptance and the use of the neuter gender in present-day Italian is still in an experimental stage.

Let’s recap:

Tu, Maria, sei tanto gentile.
You, Maria, are so kind.

Voi siete bravissime, ragazze!
You are great, girls!

Signor Neri, Lei ha una padronanza eccellente della lingua italiana.
Mr. Neri, you have an excellent command of the Italian language.

Ella ha la nostra stima, signor Presidente.
You have our respect, Mr. President

Loro sono pregati di entrare.
You are requested to enter.


Italian vs. Anglicisms and Gadda -Do we need a law to protect Italian?

Abbiamo bisogno di una legge per proteggere l’Italiano?

(English version below)

Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti. Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua.

Claudio Marazzini
(Presidente dell’Accademia della Crusca)

La domanda che ci poniamo in tanti dopo la proposta di legge sulla lingua italiana del Governo Meloni è questa: Dobbiamo proteggere la lingua italiana dai forestierismi, le parole straniere, e in particolare dall’inglese?

La legge vieterebbe l’uso di termini inglesi in certi ambiti, come la Pubblica Amministrazione, la comunicazione pubblica, nei contratti di lavoro o per specificare i ruoli in azienda e prevederebbe multe da 5000 a 100.000.

E’ un’illusione pensare di poter fare leggi contro l’invasione delle parole? Oppure come suggeriscono gli esperti linguisti, “l’unico vero intervento efficace per la salute della lingua italiana è garantire che tutti abbiano la migliore istruzione possibile e che l’ insegnamento dell’italiano faccia acquisire una migliore consapevolezza linguistica – per tutti e quindi anche per i futuri legislatori, politici e comunicatori pubblici.”

Il desiderio di emulare gli anglofoni ha origini lontane. La parola anglicismo veniva infatti già utilizzata nel 18esimo secolo. Era un periodo in cui l’Europa guardava con ammirazione alle conquiste coloniali, politiche e tecnologiche dell’Inghilterra, il che ha dato il via all’adozione di parole d’origine inglese, gli anglicismi per l’appunto, un’onda che ha seguito un’altra, quella dei francesisimi.

Dei nostri giorni la globalizzazione assieme alla diffusione di termini inglesi nella tecnologia digitale ha reso l’afflusso di anglismi patologico.

Difatti nel 2015 l’Accademia della Crusca, uno dei principali punti di riferimento in Italia e nel mondo per le ricerche sulla lingua italiana, aveva lanciato una petizione per incoraggiare l’uso di parole italiane invece di quelle inglesi.

Gli anglicismi hanno sostituito se non addirittura cancellato quelle italiane.

Guardando il notiziario sentiamo “hub” energetico, quando invece la parola “centro” o “fulcro” sarebbe meglio capita dalla maggioranza degli italiani. Oppure le famose “expenditures” del governo…forse per evitare la parola più limpida:“spese”?

Per non parlare di molte leggi italiane con nomenclature inglesi, tipo: “Il Jobs Act”, “Il Green Pass”,….ecc.

Nelle strade sentiamo parlare di “news”, invece che di “notizie”, di “weekend” invece che di “fine settimana”. Per quanto mi riguarda, quando parlo l’inglese, parlo l’inglese; quando parlo l’italiano, parlo l’italiano e lo stesso vale per il francese e altre lingue che mi diletto ad imparare.

Allora, riinnamoriamoci dell’italiano ascoltando Alessandro Baricco che legge e spiega”La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda (noto come il Joyce italiano)

– attivare i sottotitoli per una migliore comprensione –

Lo scrittore Alessandro Baricco inizia dicendo che i grandi scrittori riescono a nominare la vita, le cose. E’ una cosa preziosa perché si danno i nomi alle cose per difendersi da esse.

“I grandi scrittori sono straordinari perché sanno nominare le zone più semplici e complicate della nostra esperienza. Non raccontano solo storie, nominano la vita…

Gadda lavorava con la nostra lingua e siamo gli unici al mondo che possiamo veramente capire e goderci fino in fondo cosa lui ha fatto. Tutte le traduzioni perdono per strada molto di quello che lui era riuscito a combinare. Sapeva nominare le cose più strane con una esattezza e bellezza quasi irripetibili.

Leggiamo due capoversi di circa dieci righe dell’ultima pagina del libro “La cognizione del dolore”, un libro che non ha mai finito (lui non amava molto finire le cose).

Una vecchia signora che è stata aggredita di notte e sta per morire, ma non si sa se morirà. Hanno passato la notte a cercare di curarla e adesso lei è stesa nel suo letto in una stanza in un’agonia silenziosa nell’ultimo brandello di notte prima dell’alba.”

“Lasciamola tranquilla”, disse il dottoe. Andate, uscite.
Nella stanchezza senza soccorso in cui il povero volto si dovette raccogliere tumefatto, come in un estremo recupero della sua dignità, parve a tutti di leggere la parola terribile della morte e la sovrana coscienza dell’impossibiltà di dire: Io.”

“Si fa fatica a tenere insieme questo corpo che sta per morire. E pensiamo se tutto finisce così allora cosa si salva di tutto quello che ho fatto. Perché facciamo tutto questo? Tutto questo lo sappiamo, ma a saperla a dire in una riga con esattezza…..”

“L’ausilio dell’arte medica, lenimento, pezzuole, dissimulò in parte l’orrore. Si udiva il residuo d’acqua e alcool delle pezzuole strizzate ricadere gocciolando in una bacinella.”

“Una inquadratura cinematografica molto stretta. Lui te la vende come un suono ‘si udiva‘, ma in realtà te la sta facendo vedere.”

“E alle stecche delle persane, già l’alba.”

“C’era da dire che stava per cominciare il giorno. Gadda era preciso. Non dice persiane, ma alle stecche e non c’è verbo. L’alba infatti si vede nelle stecche delle persiane. Più sei esatto e non vago, più quel nome resisterà.”

“Il gallo, improvvisamente, la suscitò dai monti lontani, perentorio e ignaro, come ogni volta. La invitava ad accedere e ad elencare i gelsi, nella solitudine della campagna apparita.”

“Elencare i gelsi….arriva la luce, il primo gelso, il secondo….E’ quello che fa la luce: elenca. In tre parole c’è un movimento e un senso della bellezza… La danza dell’alba che nessuna traduzione nel mondo potrebbe salvare. Noi possiamo sentire la danza dell’alba. Gadda aveva il senso della bellezza.

Quest’ultima frase molto italiana, è melodia, è un canto, oltre ad essere precisa, esatta, è musica.

Chiunque di noi sente che quella è la musica giusta, ritmo e melodia.

L’ultima frase del tema “nome” tac…..per sempre….

Noi abbiamo una bellissima lingua, l’italiano, che lui usava da Dio.”

Letture consigliate:
Nuove leggi sull’italiano. Ma sono davvero “politica linguistica”?

Proposta di legge

Petizione per la lingua italiana

https://www.treccani.it/enciclopedia/anglicismi_(Enciclopedia-dell’Italiano)/


English version:

“We don’t want to wage war on English, but we want to remind Italian speakers that in many cases there are usable, comfortable and transparent Italian words. We want to try to offer them to everyone as a possible alternative, to promote the great lexical and expressive richness of our language.”
Claudio Marazzini
(President of the Accademia della Crusca)

The question that many of us are asking after the Meloni government’s bill on Italian language is this: Should we protect the Italian language from foreign words, and in particular from English?

The law would prohibit the use of English terms in certain areas, such as the Public Administration, public communication, in employment contracts or to specify roles in a company and would provide for fines from 5,000 to 100,000.

Is it an illusion to think you can make laws against the invasion of words? Or as linguist experts suggest, “the only truly effective intervention for the health of the Italian language is to ensure that everyone has the best possible education and that teaching Italian leads to better linguistic awareness – for everyone and therefore also for future lawmakers, politicians and public communicators.”

The desire to emulate English speakers has distant origins. The word Anglicism was in fact already used in the 18th century. It was a time when Europe looked up to England’s colonial, political and technological achievements, which gave rise to the adoption of words of English origin, anglicisms to be precise, a wave that followed another one, that of the frenchisms.

Today’s globalization coupled with the spread of English terms into digital technology has made the influx of Anglicisms pathological.

In fact, in 2015 the Accademia della Crusca, one of the main points of reference in Italy and in the world for research on the Italian language, had launched a petition to encourage the use of Italian words instead of English ones.

Anglicisms have replaced or even canceled Italian words.

Watching the news we hear about “hub” energetico, when instead the words “centro” or “fulcro” energetico would be better understood by the majority of Italians. Or the famous government “expenditures”… perhaps to avoid the clearer word: “spese” in Italian?

Not to mention many Italian laws with English nomenclature, such as: “The Jobs Act”, “The Green Pass”,….etc.

In the streets we hear “news” instead of “notizia”, “weekend” instead of “fine settimana”. For me, when I speak English, I speak English; when I speak Italian, I speak Italian, and the same goes for French and other languages that I enjoy learning.

So, let’s fall in love with Italian again by listening to Alessandro Baricco read and explain “La cognizione del dolore” / “The Cognition of Pain” by Carlo Emilio Gadda (known as the Italian Joyce)

– activate the subtitles of the video above for a better understanding –

The writer Alessandro Baricco begins by saying that great writers manage to name life, things. It is a precious thing because things are given names to defend ourselves against them.

“Great writers are extraordinary because they know how to name the simplest and most complicated areas of our experience. They don’t just tell stories, they name life…

Gadda worked with our language and we are the only ones in the world who can truly understand and fully enjoy what he did. All translations lose much of what he had managed to accomplish by the wayside. He knew how to name the strangest things with almost unrepeatable accuracy and beauty.

We’ll read two paragraphs about ten lines long from the last page of the book “The Cognition of Pain”, a book he never finished (he didn’t really like finishing things).

An old lady who was attacked at night and is about to die, but it is not known whether she will die. They spent the night trying to treat her and now she lies in her bed in a room in silent agony in the last shred of night before dawn.”

“Let’s leave her alone,” said the doctor. Go, exit.
In the unaided tiredness in which the poor face had to compose itself swollen, as in an extreme recovery of its dignity, everyone seemed to read the terrible word of death and the sovereign awareness of the impossibility of saying: I. “

“It’s hard to keep this body together that is about to die. And if we think that everything ends like this then what is saved from everything I’ve done. Why do we do all this? We know all this, but knowing how to say it in one line with accuracy…..”

“The aid of medical art, soothing, cloths, partly concealed the horror. You could hear the residue of water and alcohol from the squeezed cloths dripping into a basin.”

“A very tight cinematic shot. He’s selling it to you as a sound, but he’s actually showing it to you.”

“And at the slats, it’s already dawn.”

“It had to be said that the day was about to begin. Gadda was precise. He doesn’t say shutters, but on the slats and there is no verb. In fact, dawn can be seen in the slats of the shutters. The more exact you are and not vague, the more that name will last.”

“The rooster suddenly aroused her from the distant mountains, peremptory and unaware, as every time. He invited her to enter and list the mulberry trees, in the solitude of the countryside that appeared.”

“List the mulberries….the light comes, the first mulberry, the second….It’s what the light does: it lists. In three words there is a movement and a sense of beauty… The dance of the dawn that no translation in the world could save. We can feel the dance of the dawn. Gadda had a sense of beauty.

This last phrase is very Italian, it is melody, it is a song, as well as being precise, exact, it is music.

All of us feel that this is the right music, rhythm and melody.

The last sentence of the theme “name” tac….. forever….

We have a beautiful language, Italian, which he used like God.”

Recommended reading:
Nuove leggi sull’italiano. Ma sono davvero “politica linguistica”?

Proposta di legge

Petizione per la lingua italiana

https://www.treccani.it/enciclopedia/anglicismi_(Enciclopedia-dell’Italiano)/